L’Italia è un Paese adatto al nucleare, intendo culturalmente e socialmente adatto! I nuclearisti spesso prendono come termine di paragone la Germania, la Svizzera, la Svezia, la Finlandia e così via, che hanno delle centrali nucleari in funzione. Per quale motivo noi, che come loro apparteniamo al cosiddetto Primo Mondo, non potremmo gestire reattori nucleari?
Sono evidenti le similitudini tra gli Italiani ed i sopracitati Paesi virtuosi!
Coloro che sono stati in Germania potranno testimoniare che a Monaco di Baviera si usano i mezzi pubblici come da noi. Certo il loro sistema di trasporto è molto più efficiente, e nessun tedesco si sognerebbe di salire su un bus senza biglietto, ma questi sono dettagli!
Allo stesso modo coloro che hanno messo piede nella verde Svizzera potranno confermare che anche lì raccolgono l’immondizia. Beh, hanno una gestione intelligente della spazzatura, non c’è, inoltre, nessun cantone che abbia un ciclo simile alla regione Campania, e il deposito di rifiuti combustibili nelle discariche l’hanno proibito dal gennaio 2000. Si sa, loro sono Svizzeri!!!
La Svezia, invece, nel 2009 ha approvato un piano di Governo che ha lo scopo di coprire il 50 % del fabbisogno energetico con le fonti rinnovabili entro il 2020. Per il 2030 si punta alla completa indipendenza dai combustibili fossili per il settore dei trasporti.
A prima lettura non si notano similitudini con l’Italia, ma sono sicura che leggendo meglio qualcosa salterà fuori. In caso contrario, non dimentichiamoci che noi abbiamo avuto lo scandalo eolico quindi abbiamo perso tempo!!!
Dulcis in fundo la nordica Finlandia. Il Governo di Helsinki ha dato il via a un progetto che prevede la realizzazione della prima autostrada verde al mondo. Oltre 130 km, lungo i quali ci saranno stazioni di servizio in grado di fornire ricariche per auto elettriche e biocarburanti prodotti con le risorse locali, compresi i rifiuti. Sarà corredata di luci intelligenti con il livello di luminosità regolato in funzione delle condizioni climatiche e del traffico.
Di contro noi possiamo vantare la Salerno-ReggioCalabria, non si può definire green ma, forse, controllata sì. Qualche giorno fa, si è avuta l’idea di chiamare l’esercito per controllare 30 Km in cui sono impegnate 90 imprese. Una ogni 300 metri. Vigilanza fissa e soprattutto gratis per le grosse imprese interessate ai lavori di ammodernamento dell’ A3.
A noi Italiani cosa manca per intraprendere, di nuovo, il progetto del nucleare?!
Voi che ne pensate?
Anna Simone
Anna cara,
Posso solo ricordarti che l’Italia negli anni ’50 e ’60 era la punta di diamante nella ricerca in ambito nucleare ed è stata la prima in assoluto a progettare un reattore civile per la produzione di energia elettronucleare.
Poi…
…venne il ’68 e con le sue baldanzose teorie socioeconomiche portò all’ammasso i cervelli dei giovani che se li ritrovarono poi spappolato.
Non di tutti ma coloro che si ritrovarono dei professori sessantottardi non sono stati favoriti certo dalla sorte.
Parlo per esperienza diretta delle scempiaggini dette da loro in tema tecnico ed avallate da quelli che erano i loro docenti.
Recuperare il senso delle cose perché anche se tutto quello che ti passa per il cervello potresti fare certo è che tutto non ti è permesso.
Ecco dove sta secondo me il nocciolo del problema.
I giovani valenti in qualsiasi ambito lavorativo o di ricerca all’estero non trovano il casino sociale che c’è nel tuo Paese.
Dico tuo Paese e non nostro perché nell’anno 2005 chiesi al capo dello Stato Ciampi la condizione di cittadino apolide.
Prova a chiederti perché! Io che fui oltretutto ufficiale di complemento nell’arma delle trasmissioni nell’anno 1970/71.
Ti prego di non cullarti nel sogno della mobilità con l’energia elettrica.
Alcuni ragionamenti supportati da due conticini che ti dimostreranno l’infondatezza di questa aspettativa.
Il problema sta innanzitutto nel rapporto peso batteria ed energia accumulata.
La migliore tecnologia oggi disponibile (non sine die come sono adusi ragionare i Verdastri che danno sempre per imminente cose che non saranno disponibili neanche fra 40 anni) è quella delle batterie al Litio-polimero con un rapporto Wh/kg di 150-200 con una efficienza massima dello 81% e con recupero di frenata del 20%.
Prendiamo ad esempio un’automobile fiat punto del peso di kg 900 e tolti kg 250 di motore a scoppio, cambio e serbatoio, poi aggiunti kg 1200 di batterie al litio con autonomia di km 500 e kg 100 di motore elettrico e servo meccanismi, ecco ora fate due conticini e vedete che aborto viene fuori.
Mandi e alla prossima.
Cara Anna,
Per altro materiale da inviarti supportato da immagini e altro fammi avere eventualmente una tua e-mail.
renzoslabar@yahoo.it
+39.349.3464656
Anna cara,
Non ci manca niente.
Una ventina d’industrie certificate fornitrici per il nucleare che hanno continuato a produrre apparati e moduli ingegnerizzati su scala mondiale.
Tecnici preparati e un rifiorire nelle università italiane di corsi per tale indirizzo: Pisa, Milano, Bologna ecc.
Inoltre scrivi:La Svezia, invece, nel 2009 ha approvato un piano di governo che ha lo scopo di coprire il 50 % del fabbisogno energetico con le fonti rinnovabili entro il 2020. Per il 2030 si punta alla completa indipendenza dai combustibili fossili per il settore dei trasporti.
Sai, la carta si lascia scrivere mica può opporsi alle scelleratezze umane.
Ti ricordo solo, ripetendomi di nuovo, che la Svezia decise per legge l’uscita dal nucleare nel 2010 e come ben ora sai nel 2009 fece un’altra legge che si rimangiò la precedente.
Potranno sì arrivare al 50% di rinnovabili ma con altro sistema già da me segnalato con lettera al quotidiano locale Messaggero Veneto, della mia regione, e che qui ricopio.
Messaggero di Udine 8 Aprile 2009 Pagina XIX Rubrica: Per posta e per e-mail
ENERGIA
Irraggiungibile 25% di rinnovabile
Venerdì scorso a Roma la regione Fvg è stata designata pilota nella sperimentazione delle energie rinnovabili con l’obiettivo di raggiungere il 25% del fabbisogno con tali fonti.
Non riuscendo lo Stato a rispettare nemmeno l’insensato 20-20-20 deciso a Bruxelless qui vogliamo raggiungere il 25%?
Insensati coloro che hanno sottoscritto qualcosa in tal senso.
Dopo diranno che era una sperimentazione e giustificheranno in tal modo il mancato raggiungimento dei propositi e delle parecchie risorse finanziarie sprecate.
Cosa c’è da sperimentare ancora, che già non si sappia, sarà un mistero.
Comunque si potrà agevolmente raggiungere il 25%: basta solo metterci un po’ d’impegno e deindustrializzare ulteriormente qui in regione.
Pensate, se chiudono Pittini, Fantoni, Abs e altre aziende energivore potremmo anche arrivare al 40% del “non più” fabbisogno energetico regionale.
Contenti tutti, vero? Auguri per un 50%!
Mandi.
Renzo Riva
P.L.I. F-VG
Energia e Ambiente
Buja
Se alla fine non ce la faranno a suicidarsi potranno sempre rimangiarsi il tutto con un’altra legge nell’anno 2019 ed un’altra nel 2029 qualora consumassero ancora carburanti d’orige fossile.
Dimenticavo come avevo completato il volantino con riportata la lettera soprascritta.
CON QUALI FONTI ENERGETICHE,
COMBUSTIBILI,
PRODURREMO IL RESTANTE
75%?
Penso che qui ci possa stare questo scritto del prof. Franco Battaglia che sarà stasera ad ANNO ZERO.
RICORDANDO CHERNOBYL, UN DISASTRO COMUNISTA
Gli effetti sulle vite umane e sulla salute del disastro di Chernobyl sono stati studiati dall’Unscear (United nations scientific committee on the effects of atomic radiation) comitato dell’Onu composto da un centinaio di tecnici da 20 Paesi diversi e istituito a metà degli anni Cinquanta col compito di studiare gli effetti delle radiazioni atomiche. L’Unscear ha prodotto rapporti a 10, 15, 20 anni da Chernobyl. Sono disponibili in rete e, se li cercate, ecco cosa leggerete. Innanzitutto, il disastro fu provocato da un esperimento che fu ordinato agli operatori dai gerarchi del partito comunista sovietico. L’esperimento era vietato da tutte le norme di sicurezza, ed era vietato dalle stesse macchine dell’impianto che si sarebbero opposte facendo attivare automaticamente i sistemi di sicurezza: per eseguire l’esperimento furono appositamente disinnescati, tutti. Al momento dell’esplosione, morirono 3 addetti: uno d’infarto e due sotto le macerie. Il regime comunista, prima cercò di nascondere l’evento semplicemente non comunicando nulla al mondo: ma se v’è un segreto di Pulcinella, quello è proprio il tentativo di nascondere le radiazioni. Poi, mandò centinaia di soccorritori a spegnere l’incendio: li chiamarono liquidatori, ma furono eroi che chiamerei liquidandi, visto che furono inviati, senza alcuna protezione, praticamente al suicidio. Chernobyl fu insomma un disastro comunista, non nucleare. Tra liquidatori e addetti alla centrale, 237 furono ospedalizzati col sospetto di sindrome da radiazione acuta, poi diagnosticata a 134 di essi. Di questi, 28 morirono entro i primi 3 mesi: 31 (3+28) sono i morti riconosciuti come “immediati” del disastro. Dei rimanenti 106, ne sono deceduti, a oggi, 19, alcuni dei quali non per gli effetti della radiazione (ad esempio, uno è morto in incidente d’auto). Fine del macabro conteggio: tra addetti alla centrale e soccorritori sono deceduti, per l’esplosione e per le radiazioni, meno di 50 persone.
Veniamo ora agli effetti sulla salute della popolazione. Scrive l’Unscear che «non è stato osservato in questi 25 anni alcun aumento d’incidenza di alcuna radiopatologia: non leucemie, non tumori solidi, non effetti genotossici, non malformazioni». Niente di niente. Con una sola eccezione: «È stato osservato (il neretto è mio e fra poco ne spiego la rilevanza) un drammatico aumento d’incidenza di tumori alla tiroide: nelle zone di Ucraina, Bielorussia e Russia, 6000 casi di cui, a oggi, 15 hanno avuto decorso fatale». Spiego ora il mio neretto. È ingiustificato attribuire alle radiazioni l’aumento di incidenza di tumori tiroidei, e la ragione è la seguente. Il tumore tiroideo ha decorso fatale nel 5% dei casi, e il 5% di 6000 fa 300 e non 15, che è invece il 5% di 300; e 300 casi manterrebbe entro la norma l’incidenza di quella patologia. Da dove vengono, allora, i 6000 casi? Me l’ha spiegato Zbigniew Jaworowski, già Direttore del Laboratorio Centrale di Radioprotezione di Varsavia e già Direttore dell’Unscear. Molti di noi concludiamo felicemente la nostra vita senza sapere di essere affetti da tumore alla tiroide. Si tratta di tumori occulti, sono per lo più benigni, e la loro incidenza, nota dalle autopsie, è anche 100 volte superiore a quella dei tumori manifesti. Dopo Chernobyl fu eseguita una diagnostica capillare in Ucraina, Bielorussia e Russia, ed è questa aumentata diagnostica, e non le radiazioni di Chernobyl, ciò che ha fatto emergere i tumori occulti ed elevare così l’incidenza di quelli osservati. Che le cose stiano così è confermato dal fatto che l’incidenza osservata si è avuta più in Russia, meno in Bielorussia e meno ancora in Ucraina, mentre l’esposizione alle radiazioni fu più in Ucraina, meno in Bielorussia, e meno ancora in Russia.
Chernobyl ha insomma comportato, in 25 anni, zero morti alla popolazione e meno di 50 morti tra gli addetti alla centrale e i soccorritori. Numero deplorevolissimo quanto si vuole, ma giova osservare, per esempio, che il Vajont fece 2000 morti in una notte. Dovrebbero meravigliare queste risultanze, date le dosi di radiazioni fuoriuscite a Chernobyl? No: tutti noi siamo esposti a una dose annua di radiazioni ionizzanti che, in media, è di circa 3 millisievert, ma esistono aree (ad esempio, Iran, India, Brasile) ove la popolazione è esposta a dosi anche 100 volte maggiori senza che si sia osservata, in esse, alcun aumento di incidenza di alcuna radiopatologia. Evidentemente, l’organismo umano è pronto a rispondere con successo a dosi di radiazione anche 100 volte maggiori di quelle naturali.
Vale piuttosto la pena osservare che il rapporto dell’Unscear informa che: «Vi furono diffuse reazioni psicologiche, inclusi alcuni suicidi, dovuti più al terrore delle radiazioni che alle loro reali dosi». Ecco: le vere conseguenze sanitarie e fatali di quell’evento furono quelle indotte dai mercanti di terrore di allora, rimasti per 25 anni impuniti. Faremmo forse bene ad isolare e stigmatizzare quelli di ora.
Franco Battaglia
Lettera appena inviata al Messaggero Veneto.
ENERGIA
I costi con il PER
saranno maggiori
Il 21 Settembre sarà in dirittura d’arrivo il PER (Piano Energetico Regionale) dopo due mesi di incontri e valutazioni con i vari attori presenti sulla scena regionale.
Fra questi il prossimo lunedì pomeriggio ci sarà l’incontro della federazione sindacale con l’assessore competente, come riportato sul Messaggero Veneto di Sabato 12 c.m. nelle pagine della cronaca regionale.
Sono trasecolato alla lettura del “libro dei sogni” che i sindacati hanno preparato per tale “vertice”.
Eppure le tre federazioni hanno al loro interno, gli sciorinatori dell’inglesorum direbbero “in house”, le federazioni degli elettrici che sull’argomento dovrebbero almeno insegnare ai loro capi a non dire e scrivere delle stupidaggini.
Purtroppo per i loro “consigliori” nulla di più falso potevano consigliare.
Alcuni anni or sono la maglia nera dei prezzi dell’energia elettrica apparteneva alla Danimarca che aveva installato una miriade di “mulini a vento” e seguita a ruota dall’Italia.
Oggi invece e dopo i 38,5 GW di potenza elettrica fotovoltaica installata e tanti “mulini a vento”, alla Germania va la maglia nera seguita dalla Danimarca e poi dall’Italia.
Purtroppo i sindacati hanno perso il treno dell’elettronucleare e niente potrà più sanare l’endemica penuria del mix energetico.
Vorrei sapere chi sono gli estensori del PER complimentarmi con loro per aver evitato di proporre fra le varie fonti energetiche quella dell’elettronucleare, con la scadenza prossima dei cinque anni dal referendum che tagliò e per la seconda volta, tale possibile attributo al Paese.
Scrissi in una mia lettera del 8 Aprile 2008 e pubblicata su queste stesse pagine: “Irraggiungibile 25% di rinnovabile”, e la sua chiusa era: “Comunque si potrà agevolmente raggiungere il 25%: basta solo metterci un po’ d’impegno e deindustrializzare ulteriormente qui in regione.
Pensate, se chiudono Pittini, Fantoni, Abs e altre aziende energivore potremmo anche arrivare al 40% del “non più” fabbisogno energetico regionale.
Contenti tutti, vero? Auguri per un 50%! Mandi.”
Chiusa che vale tutt’oggi ed a maggiore ragione.
Renzo Riva
Cirn F-VG
Buon Natale sul filo di lana.
Ciao, buone feste anche a te!
Anna