Acqua pura, acqua inquinata, acqua maltrattata: EcoSpiragli ha intervistato Enrico Zanchi, presidente della Enki, per capire qual è la salute dell’acqua pubblica italiana e come è possibile eliminare gli inquinanti quali cromo esavalente e arsenico.
- Qual è lo status della risorsa idrica potabile in Italia?
Sottovalutato. Gran parte d’Italia possiede acqua in ottima salute, economica e sicura. Chimicamente e microbiologicamente l’acqua di rete non è da mettere in discussione, se non in quei casi in cui c’è un problema accertato, che comunque rappresenta una parentesi temporanea. Quindi il trend di sfiducia verso la risorsa idrica non è motivato.
Approfitto per sottolineare che il “sapore” dell’acqua non esiste, ogni acqua può dare al palato una sensazione diversa in base alle caratteristiche chimico-fisiche, ed è normale che serva qualche giorno per gradire e abituarsi a un tipo di acqua differente rispetto a quella che si beve di solito.
- L’inquinamento a cosa è dovuto?
La presenza di inquinanti è da collegare a due aspetti. Le piogge acide, hanno modificato il potere solvente dell’acqua che ora è in grado di solubilizzare metalli contenuti nelle rocce o nel terreno che prima, invece, non poteva sciogliere. L’esempio più eclatante è l’arsenico, in pole position tra i problemi dell’acqua pubblica in Italia, prevalentemente nel Valtellinese, nel Lazio e nel Mantovano.
Credo che inquinare il cosiddetto ciclo dell’acqua non sia affatto conveniente perché non è un prodotto, ma un essere vivente meraviglioso e una volta inquinato non ritorna puro da solo. La natura non è in grado di pulire l’acqua autonomamente, il terreno non è in grado di filtrare efficacemente, e la pioggia, pulendo l’aria, purtroppo arriva al suolo compromessa.
Non è compito dello Stato rimuovere gli inquinanti che tutti noi produciamo, la difficoltà di creare depuratori con uno spettro di azione e portata così ampio è inconcepibile, i gestori di acqua pubblica fanno del loro meglio per mantenere i livelli degli inquinanti al riparo da rischi per la salute, e i controlli quotidiani e garantiti devono tranquillizzare la popolazione.
- Quali soluzioni proponete come azienda per restituire all’acqua la purezza, quali inquinanti siete in grado di rimuovere?
Innanzitutto Enki offre informazione vera, non pilotata ai fini commerciali. Abbiamo prodotti di altissima qualità, garantiti dalle certificazioni più restrittive, non ci interessa la tecnica del convincimento ad ogni costo in base agli umori del mercato o della disinformazione. Nello specifico le soluzioni proposte sono varie:
– l’addolcimento, i nostri prodotti funzionano senza corrente elettrica e con il 70% in meno delle risorse rispetto a qualsiasi concorrente, questo ci ha permesso di essere certificati azienda Eco e il Fondo ambiente italiano, ha scelto Enki come realtà aziendale qualificata per gestire la risorsa idrica dei loro beni;
– l’osmosi inversa, invece, è la tecnologia che garantisce acqua completamente sana, la nostra osmosi K5 preserva tutti i sali minerali – ciò lo dimostriamo- e offre portate elevate e un rapporto permeato/concentrato davvero vincente. È l’unica osmosi in grado di rimuovere con successo sia l’arsenico 3+ e 5+, sia il cromo esavalente. Disponiamo della possibilità di inserire uno specifico filtro (Pall) in grado di garantire al 100% l’assenza di virus, batteri o rischi biologici, ciò è molto utili se si deve trattare acqua di pozzo o acque pericolose come abbiamo fatto in Congo.
Inoltre, da quest’anno abbiamo a disposizione anche una microfiltrazione domestica che rimuove a basso costo molteplici inquinanti normalmente presenti nell’acqua. Non a tutti piace bere con inquinanti a norma di legge.
- A livello economico c’è convenienza a inquinare?
Penso che valga la pena guardare al di là dei confini nazionali dove si è abituati a bere acqua del rubinetto anche nei ristoranti. In otto Stati degli Usa se non hai un’ osmosi in casa non hai l’abitabilità, in Italia ci chiediamo ancora che cos’è e se funziona.
Parlando di mero costo, sono certo che se gli italiani avessero acqua oligominerale perfetta dal loro rubinetto passerebbero molti anni prima di accorgersene, e gli investimenti necessari per garantire acqua perfetta al punto d’uso farebbero decuplicare i costi. La coperta è corta, ai gestori mancano i fondi per dare al cittadino l’acqua che desidera, il cittadino non usa acqua che non crede, erroneamente, sicura facendo mancare i fondi ai gestori. Bisogna informare.
- Quanto sono importanti gli investimenti in ricerca e sviluppo per Enki?
Sono fondamentali. Non esiste futuro senza ricerca, in azienda siamo quasi tutti chimici con la passione per la ricerca. Abbiamo sviluppato un processo innovativo per la rimozione dell’arsenico nelle acque pubbliche ad altissima efficacia, sensibilmente più economico dei sistemi utilizzati finora. Enki salvaguarda l’ambiente anche nella gestione, ad esempio, ogni catalogo e depliant aziendale viene stampato su carta riciclata, stessa sorte per i biglietti da visita, le nostre stampanti stampano a cera e il fotovoltaico alimenta la parte energetica.
Stiamo migliorando il laboratorio interno, perché nei processi industriali l’acqua assume mille forme e necessità, offriamo anche il servizio di analisi di acqua ai privati che vogliono saperne di più. Enki è un’azienda di giovani, a breve assumeremo un altro giovane ingegnere capace di condividere con noi la passione per l’acqua, la passione vera.
- Quali sono le prossime sfide di Enki?
Resistere. Continuare a informare, guadagnarci la fiducia della gente. Dare accesso all’acqua sana a chi non ne dispone. Nel nostro territorio abbiamo sentito il dovere di sviluppare soluzioni sostenibili per l’eliminazione del cromo esavalente, pericolosissimo inquinante, e presente nelle falde della bassa bergamasca. La provincia e i gestori si sono dati un gran da fare per garantire acqua sicura, e noi sappiamo bene quanto sia stato difficile. Abbiamo sviluppato la tecnologia e un processo semplice per aiutare chi non fosse ancora tranquillo o desiderasse la certezza assoluta e costante delle qualità della propria acqua.
Vorremmo arrivare a convincere il Governo sugli impatti estremamente favorevoli che un buon addolcitore può generare sull’ambiente. Pochi sanno che un semplice addolcitore può fare emettere alla caldaia il 18% in meno di emissioni in aria, e un 70% in meno di tensioattivi nella rete fognaria, io non credo esista al momento nulla di paragonabile con la stessa accessibilità.
La sfida di Enki è appassionante, e andremo avanti finché l’acqua continuerà a farci capire che la stiamo trattando bene!