Il fico d’India deve aver trovato un terreno ideale nel mio paesello d’origine: è ovunque. In questo periodo i frutti stanno maturando; i tocchi di arancione e rosso contrastano con il blu del cielo e il verde del resto della vegetazione e non passano inosservati. E’ buffo, durante il resto dell’anno hanno una presenza discreta, a tratti inesistente, invece, ora calpestano il palcoscenico naturale con un ruolo da protagonisti.
“Fico d’India”… sarà una pianta importata dall’India, mi sono detta qualche tempo fa. Ah l’ignoranza! E’ originaria del Messico e probabilmente fu Cristoforo Colombo a renderla popolare nel caro Vecchio Continente quando rientrò a Lisbona. Certo che dovevano essere ricche di fascino queste spedizioni, con viaggi interminabili, scoperte incredibili e rientri in patria, se si riusciva a tornare, con quante più prove possibili di quello che c’era dall’altra parte dell’oceano. Ed erano tutte novità.
Ad ogni modo, il fico d’India mi piace perché è una pianta con “carattere”, è indipendente, suscita curiosità, è forte e se ne sta lì per conto suo senza bisogno di dover chiedere niente. Se piove bene, altrimenti può farne a meno per un bel po’, come tutte le piante grasse. Per non parlare delle proprietà dei suoi frutti: un concentrato di minerali, soprattutto di calcio e di fosforo, e di vitamina C. Possono essere mangiati freschi, o utilizzati per la produzione di succhi, liquori, marmellate, dolcificanti. Meriterebbero di essere rivalutati, vero?
Anna Simone
Forse potrebbe interessarti anche: